Vincent Van Gogh. Genio dell’arte.

 Di Francesco Buttarelli
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Non è semplice entrare nella mente di un artista che dipinse oltre ottocento quadri senza ottenere mai un riconoscimento. Con Van Gogh incomincia il “dramma dell’uomo” che si sente escluso da una società che non valorizza il suo lavoro facendone un emarginato, destinato inevitabilmente al suicidio.
Figlio di un pastore calvinista Van Gogh scelse, durante gli anni della sua gioventù, di diventare predicatore evangelico per i minatori di Borinage, una regione belga misera e abbandonata.
La sua predicazione univa socialismo umanitario ed evangelismo, e proprio per questo motivo la chiesa ufficiale lo allontanò. La rivolta interiore di Van Gogh si espresse nella pittura, un’esperienza creativa che in lui non fu mai disgiunta dai drammi della sua tormentata esistenza. Già nel periodo trascorso a Borinage van Gogh produce uno dei suoi massimi capolavori :”I mangiatori di patate”.
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Lo stesso artista spiegò che voleva dare l’idea che questa povera gente mangiava con le stesse mani che avevano lavorato la terra. La chiave di lettura del quadro è data da un certo tipo di espressività deformata, quasi uno studio psicologico della realtà. L’arte di Van Gogh non guardava al semplice aspetto esteriore delle cose ma al loro profondo significato. In questo periodo belga l’artista dipinse quasi esclusivamente in modo monocromatico, scegliendo dalla tavolozza quelle gradazioni (neri, grigi, bruni) che potessero meglio esprimere la cupezza e la desolazione della gente con cui aveva volontariamente deciso di vivere. Nel 1886 Van Gogh, su insistenza del fratello Teo, arrivò a Parigi.
Qui l’artista, animato da intenti rivoluzionari, trovò un muro di incomprensione e rifiuto dovuto alla società parigina dell’epoca. Una volta conosciute le tele luminose e brillanti degli impressionisti ne risultò affascinato. Abbandonò improvvisamente i temi sociali, passando dal monocromo ad un cromatismo forte ed incisivo, il colore per Van Gogh diviene strumento per manifestare un sentimento o un pensiero. Fu proprio questo uso violento e psicologico del colore che fece di Van Gogh il precursore dell’arte moderna di tipo espressionista. Ne è un esempio il famoso quadro “Caffè di notte” in cui il colore acquista il significato di una tremenda metafora. Van Gogh comprese che l’arte doveva servire a trasformare la società e l’esperienza che l’uomo fa nel mendo: in questo modo l’artista inaugura l’esperienza figurativa sotto l’insegna dell’espressionismo.
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