SEMBRA VIVO!

Palazzo Bonaparte, Roma.
Fino all’8 ottobre 2023.

A cura di Silvana Gatti.

Arthemisia propone, a Palazzo Bonaparte di Roma, un progetto del tutto nuovo e visionario sulla scena dell’arte contemporanea italiana. Mentre il pubblico attento all’arte conosce i nome dei grandi pittori iperrealisti, meno note sono le opere degli scultori iperrealisti. Per la prima volta in Italia, questa mostra è dedicata alla grande scultura iperrealista internazionale, raccontata attraverso i più importanti artisti contemporanei quali Maurizio Cattelan, Ron Mueck, George Segal, Carole Feuerman e tanti altri. Le opere sono così reali da confondere i visitatori trasportandoli in un mondo al confine tra realtà e fantasia.
Fu il mercante d’arte belga Isy Brachot a coniare nel 1973 il termine “iperrealismo”, presentando la mostra “Iperrealismo. Maestri americani ed europei” nella sua galleria di Bruxelles, con i dipinti di Ralph Goings, Don Eddy e Chuck Close la cui precisione fotografica affascinava il pubblico. Oltre ai dipinti, Brachot presentava anche le sculture degli americani Duane Hanson e John DeAndrea e del belga Jacques Verduyn. Da allora, il termine “iperrealismo” si è diffuso nei paesi europei per indicare l’arte fotorealista prodotta a partire da modelli fotografici, ed in seguito il suo senso si è poi ampliato fino a comprendere creazioni il cui principio è l’imitazione precisa di modelli realistici. De Andrea e Hanson non lavoravano partendo da fotografie ma realizzavano calchi da modelli in carne e ossa, impiegando tecniche e materiali innovativi come le resine epossidiche e la fibra di vetro, completando l’effetto illusionistico con l’applicazione meticolosa del colore, dei capelli e, nel caso di Hanson, di abiti e accessori.
5 Brian Booth Craig Executioner





















Insieme agli esponenti del fotorealismo e della pop art, questi scultori iperrealisti rientravano in un movimento nato alla fine degli anni cinquanta in opposizione all’arte astratta. Non si può tuttavia ignorare che reperti archeologici del III millennio a.C. testimoniano una vivace tradizione di sculture policrome. Nel corso della storia (dall’epoca dell’antico Egitto, dei Greci e dei Romani alle nuove forme nel Medioevo e nel Rinascimento) sono state elaborate varie tecniche per intensificare l’effetto illusionistico delle creazioni artistiche. In letteratura Ovidio, nelle Metamorfosi, narra di una statua d’avorio creata da Pigmalione di Cipro e resa vivente dalla dea Venere per soddisfare l’amore dello scultore per la sua arte. Il mito di Pigmalione narra la storia di una persona che dà vita alle proprie idee, e come tale è il simbolo della creazione artistica. Nel Rinascimento era acceso il dibattito su quale forma d’arte fosse superiore, la pittura o la scultura, ed i sostenitori di entrambe le parti attribuivano grande importanza alla creatività. Il principale mezzo di espressione della scultura fu considerato fin dall’inizio la forma plastica, e ciò portò all’abbandono della policromia. Questa mostra riunisce sotto il concetto di iperrealismo opere che ricorrono a elaborati metodi progettuali per trasmettere l’illusione della realtà. L’attenzione è concentrata sulla resa dell’essere umano, della sua fisicità, ma anche dei suoi stati d’animo.
Sono esposte 43 mega-installazioni di 29 artisti, sculture impressionanti in quanto è difficile distinguere un corpo vero da un’opera d’arte tanto i dettagli sono realistici, fin nei minimi particolari.
Tra gli artisti, Maurizio Cattelan è presente con opere iconiche quali i piccioni dell’installazione “Ghosts” o la discutibile banana, meglio detta “Comedian”; Ron Mueck espone una gigantesca testa di uomo “Dark Place”, per poi proseguire con opere di George Segal, Carole Feuerman, Duane Hanson e molti altri ancora.
La vasta selezione di opere, provenienti da collezioni di tutto il mondo, documenta il carattere internazionale del movimento iperrealista che, dagli anni ‘70 in poi, si è costantemente evoluto adottando tecniche innovative di modellazione, fusione e pittura della materia, per raggiungere livelli sempre più alti nella rappresentazione realistica della figura umana.
Le sculture iperrealistiche emulano le forme, i contorni e la pelle del corpo umano o sue singole parti creando una incredibile verosimiglianza.
Sembra vivo! è una mostra che, tra arte e filosofia, induce a riflettere sul significato dell'essenza del visibile attraverso opere e figure anonime a grandezza naturale che riproducono - in modo quasi maniacale - la realtà, con grande attenzione ai minimi dettagli che creano un impatto quasi surreale, in cui l'osservatore è automaticamente portato ad interrogarsi sull'efficacia della mimesis e sulla veridicità dell'illusione, in una rappresentatività che supera il realismo e travalica il senso del vero. La mostra - ideata dall’Institut für Kulturaustausch, Germany, è curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario ed è prodotta e organizzata da Arthemisia.
3 Maurizio Cattelan Ave Maria
















La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision e partner Mercato Centrale Roma. Il catalogo è edito da Skira.
Questa mostra presenta, in sei sezioni, le molteplici possibilità aperte agli iperrealisti. Ogni sezione ruota intorno a un concetto centrale relativo alla forma e che fornisce una base da cui partire per considerare le opere dei singoli artisti. La selezione di opere documenta quanto la rappresentazione della forma umana sia stata soggetta a continui cambiamenti.
Le diverse nazionalità degli artisti presenti (provenienti da Stati Uniti, Italia, Spagna, Belgio, Gran Bretagna, Australia e altri paesi) evidenziano il carattere internazionale del movimento iperrealista, che continua a svilupparsi ed evolversi in tutto il mondo.
43 opere di 29 grandi nomi dell’arte iperrealista a livello internazionale: dalle creazioni scenografiche di chi viene dal mondo del cinema come Ron Mueck fino alla rappresentazione “sacra e violenta” di Berlinde de Bruyckere; dall’artista dello scandalo Maurizio Cattelan, che proprio con le sue sculture è finito in mezzo a polemiche in Paesi di mezzo mondo, passando ai mondi psichedelici e fiabeschi di Carsten Höller, fino alla coppia più discussa degli ultimi anni: Elmgreen&Dragset. E poi ancora Sam Jinks, Patricia Piccinini, John DeAndrea, Carole A. Feuerman, George Segal, Brian Booth Craig e molte altre “super star” del contemporaneo.
La prima sezione è quella dei cloni umani. Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, Duane Hanson e John DeAndrea realizzarono sculture che sembravano persone in carne e ossa, utilizzando processi piuttosto laboriosi dal punto di vista tecnico. L'alto grado di realismo delle loro opere trasmette l'illusione di una reale corporeità, e il risultato finale è così convincente da renderle vere e proprie repliche umane. Le opere di questi artisti hanno avuto un'influenza decisiva sui successivi sviluppi della scultura negli ultimi cinquant'anni. Già alla fine degli anni cinquanta, Hanson si era dedicato alla creazione di copie di vari personaggi, utilizzando modelli veri per approdare a nuove realtà svelate attraverso il processo artistico. Si concentrava sui gruppi socialmente emarginati o sui membri della classe media, proseguendo nel solco dei realisti dell’Ottocento che, opponendosi all’immagine idealizzata dell’umanità tipica del romanticismo dominante, rappresentavano scene di vita e di lavoro con personaggi del popolo, come si può notare nella scultura “Two workers (Due lavoratori)” qui esposta. I suoi ritratti della condizione sociale contemporanea riproducono persone e, grazie all’aggiunta di oggetti di uso comune e quotidiano, i posano lo sguardo su individui anonimi in momenti comuni della vita.
La seconda sezione è dedicata alle sculture monocromatiche. Dopo anni di prevalenza dell'arte astratta, le sculture monocromatiche di George Segal hanno rivalutato la raffigurazione realistica della figura umana. Seguendo le sue impronte, le generazioni successive di artisti hanno continuato a sviluppare l’interesse per la scultura realista. La mancanza del colore se da un lato riduce l'effetto realistico, dall’altro mette in evidenza la plasticità della forma umana, come dimostrano le opere di artisti quali Robert Graham e Brian Booth Craig. Con Executioner del 2013, scultura esposta in questa mostra, Craig crea una figura femminile dalla bellezza eroica e arcaica, quasi ieratica, riflettendo l’ideale classico di bellezza.

4 Duane Hanson Two Workers















Si passa poi alla terza sezione dedicata alle parti del corpo. Tra i precursori dell’Iperrealismo è da annoverare la scultrice americana Carole A. Feuerman, i cui nuotatori sembrano essere in completa armonia con sé stessi. Dagli anni Novanta in poi, molti artisti si sono concentrati su parti singole del corpo umano, utilizzandole come veicolo per messaggi talvolta umoristici talaltra inquietanti come nel caso dell’Ave Maria di Maurizio Cattelan, in cui le braccia separate dal resto del corpo sono una esplicita allusione alla storia contemporanea. Nel corso della sua carriera artistica, Cattelan ha dato origine ad opere considerate spesso provocatorie e irriverenti, al fine di evidenziare i paradossi della società contemporanea. Dopo Segal, che lavorava soprattutto con il gesso, e accanto a Graham e Craig, amanti del bronzo, è la volta dell’italiano Fabio Viale con la sua predilezione per il marmo. Viale, che ha imparato a scolpire il marmo a Carrara, ama giocare con la sua materialità, mettendo in gioco la percezione del fruitore. Fabio Viale reinterpreta il ruolo del marmo nella società contemporanea: il suo modo di manipolare il più classico dei materiali fa di lui un vero maestro in quest’arte. L’artista è noto per aver trasformato otticamente il nobile materiale in sostanze meno nobili quali polistirolo, carta, plastica e legno, trasmettendo un senso di delicatezza del tutto inaspettato. La resa di questi oggetti di uso comune è tanto ingannevolmente realistica da creare un’illusione perfetta. L’opera di Viale fa riferimento ai capolavori del passato, creando copie di sculture antiche per poi decontestualizzarle superficialmente, come nel caso della bellissima Venere italica che sembra di polistirolo, mentre a uno sguardo più attento ci si rende conto che si tratta di una statua di marmo. In questo modo si ottiene un’illusione perfetta e un approccio contemporaneo a un mezzo altrimenti tradizionale.
La quarta sezione affronta il tema del cambio di prospettiva, con il corpo in scala. Negli anni novanta si è ricominciato a considerare nuovamente la figura umana come un tutt’uno, mettendo in primo piano l’esistenza nelle sue varie fasi. Dalla metà del decennio, l’australiano Ron Mueck ha dato forma a figure in silicone, vetroresina e acrilico, giocando con le dimensioni. Rinunciando all’aggiunta di accessori, Mueck si concentra sulla fisicità ritraendo le fasi della vita: nascita, pubertà, vecchiaia, morte. Il suo Dead Dad (La morte del padre) del 1996-1997 rappresenta il corpo del padre defunto così come l’artista lo ha immaginato, cioè più piccolo del vero; la testa è completata con i capelli dello stesso Mueck e rimanda alle maschere funerarie note fin dall’antichità. È un memento mori iperrealista che ricorda le rappresentazioni del corpo schiette e crude dei maestri del gotico come Albrecht Dürer e Hans Holbein il Giovane.
Dopo Mueck, anche gli artisti Marc Sijan e Sam Jinks hanno creato sculture iperrealiste di dimensioni differenti dalla realtà. Sijan ha lavorato occasionalmente con Duane Hanson, e questa collaborazione è evidente nelle sue prime figure a grandezza naturale. Oltre ai corpi frammentari, Sijan tenta di catturare lo stato emotivo dei suoi protagonisti. Con sculture come Embrace (Abbraccio) del 2014 e Cornered (Accerchiato) del 2011, la scelta delle proporzioni rende l’idea di un’esistenza fragile e sottolinea l’emotività dei rapporti umani. Anche Jinks realizza composizioni toccanti e tra i suoi temi, come per Mueck, vi sono i cambiamenti subiti negli anni dal corpo e dallo spirito. La sua opera in scala ridotta dal titolo Woman and Child (Donna e neonato) del 2010 è molto emozionante e presenta la vita dall’inizio e alla fine: una donna anziana abbraccia un neonato, chiudendo il cerchio della vita.
2 Basheski Ordinary Man






















Il successo delle sculture monumentali raggiunse la sua acme nell’antica civiltà assiro-babilonese e poi in quella egizia; in entrambi i casi le opere erano simboli di potere, religioso o secolare. Nell’antica Grecia, il Colosso di Rodi, alto oltre trenta metri, era annoverato tra le sette meraviglie del mondo. Il principio che guida l’arte monumentale era e continua ad essere quello di superare la misura dell’umano, come in A Girl (Ragazza) di Mueck, opera del 2006 che rappresenta una neonata lunga cinque metri. Anche Zharko Basheski, artista della Macedonia del Nord, usa l’effetto della sovradimensione nel suo Ordinary Man (Uomo comune) del 2009-2010, raffigurando un uomo che fugge da una prigione sotterranea sfondando il pavimento e sporgendosi nella stanza con una presenza monumentale.
La quinta sezione affronta la tematica della manipolazione del sé. I progressi della scienza e le nuove prospettive della comunicazione digitale hanno portato a un cambiamento radicale nel modo di concepire la realtà.
Influenzati dalla realtà virtuale, artisti come Evan Penny e Patricia Piccinini hanno iniziato a osservare i corpi da prospettive distorte. Tony Matelli sfida le leggi naturali, mentre Berlinde DeBruyckere, con i suoi corpi contorti, mette in discussione la morte e il carattere effimero dell'esistenza umana.
L’ultima sezione, Oltre la specie, è dedicata al mondo animale manipolato dall’uomo. Bestie che non hanno nulla di naturale essendo frutto di mutazioni, allevamenti, innesti. Una sezione che pone l’interrogativo sul prossimo futuro, in cui una natura artificiale, sintetica e contraffatta potrà forse dar vita ad un serpente o un polpo col senso dell’umorismo, mentre centinaia di piccioni potrebbero essere le anime di chi ha vissuto, nel corso dei secoli.
Una rassegna del tutto originale, questa a Palazzo Bonaparte, in grado di soddisfare il pubblico più curioso.