Antonella Squillaci. La potente fragilità.

A cura di Giorgio Barassi.
“Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni”
(Amedeo Modigliani, da una lettera a Oscar Ghiglia)

Una passione.
Un sogno.
Poi, l’avverarsi di quanto profondamente desiderato.
Per Antonella Squillaci, pittrice e scultrice, l’arte è una necessità insopprimibile, coltivata nei sogni e nelle ambizioni di ragazzina diventate mestiere, missione, dovere.
Perché è proprio nel senso del voler compiere esattamente quel che le piace il segreto-non segreto del suo successo. Affascinano e colpiscono le sue donne, dipinte con una istintività mediata dalle accortezze della maturità, ma anche quelle fusioni in bronzo che hanno al centro del tema il corpo femminile, le sue sinuosità ed il secolare fascino che esercitano su chi guarda.
Antonella Squillaci approda alla pittura dopo un sogno raccontato a sua madre: “... chiamo mia madre ed esprimo il desidero di comprarmi una tela e dei colori, dicendole che avevo sognato di aver dipinto un quadro di Gauguin...”. Strano inizio, ma forse è meglio chiamare questa dinamica semplicemente un avverarsi di un desiderio. O meglio il porre in atto la volontà di fare qualcosa di gradito, che è dentro chi coltiva una vera passione, desiderata al di sopra di ogni altra.
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Perché proprio Gauguin? Pensiamo che il sogno dichiari la volontà, poi raggiunta, del dipingere le donne perché si legga l’atmosfera che le avvolge e quella che creano. Tutto lì.
Si dice che vive bene chi fa un lavoro che gli piace. Ma qui si tratta non solo di gradimento. È una autentica vocazione al racconto dipinto, o scolpito, che affonda le radici nel desiderio, continuo e mai sopito, del creare e del raccontare attraverso pennellate decise ed immediate. Il segno di Antonella Squillaci è multiforme, e viaggia con l’espressione del sentimento raffigurato. Deciso, quasi duro ed intenso quando si tratta di volti che esprimono stupore o terrore. Dolce, raffinato, accorto e morbido, quandol’amore si affaccia da volti e corpi ammaliatori, figli di una sapienza creativa che passa solo dall’anima.
Tenace quanto decisa, la Squillaci prende lezioni di tango e condisce i suoi corpi ed i suoi volti femminili di una sensualità evidente e mai volgare. Era l’epoca delle lezioni del maestro Mauro Barreras, e la sala prove diventa una galleria di dipinti dell’artista: “...il tango ha dato quella forza e quella sensualità che mancava ai miei nudi... Mi sentivo ricca e capii che tango ed arte avrebbero sempre accompagnato la mia vita…”. Le forti dolcezze delle note di un tango di Gardel, la sincronia, l’intesa e la passione affascinano l’artista romana.
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È il momento della scelta, che lei vive propendendo per una ricerca che non escluda nulla, nemmeno la scultura, che rende tridimensionale l’affermarsi dei valori del corpo delle donne come messaggio di intimità e di forza, non certo di sola bellezza. La fatica della fusione in bronzo, delle lucidature, delle patinature, la stessa tecnica, difficile ed antica del raffreddamento del metallo fuso per lunghe fasi di lavoro non spaventano Antonella, che si lancia con successo nel creare, inventare e proporre una visione del corpo che esprima la totale potenzialità dell’universo femminile.
Autodidatta. Parola semplice, guardata dai detrattori come una carenza. Ed invece è solo un punto a favore, perché la voglia di dipingere è nata insieme ad Antonella Squillaci, ed ha preso spazi e tempi necessari per venir fuori dai dettagli delle sue tele e dei suoi busti. Un concerto di sapienza ed istinto, una continua evoluzione attorno alle capacità coltivate con caparbietà. Niente disegno. Solo il colore, prevalentemente nero, ed una manualità che è mediata con parsimonia dalla ragione ma che fa il suo corso ad ogni singola pennellata, ed emerge già alla prima occhiata. E queste, fino a prova contraria, sono doti. La severità degli studi è sostituita dallo zelo, dall’impegno a migliorarsi e dalla continua, incessante ricerca del corpo e del volto che meglio esprimano, in piena libertà, una donna vista da una donna, che non si chiude a riccio sugli stereotipi ma vuole mostrare le mille facce che spesso non appaiono per buona creanza o, peggio, per limiti imposti. La Squillaci va dritta: “…Una donna senza filtri, senza veli, con la sua fragilità e la sua potenza espressiva. Donne in bianco e nero senza volto, senza colori, cosicché ognuno di noi possa dipingerle con la fantasia…”. Tutto chiaro. Recepire il suo messaggio e farlo proprio è compito nostro.
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Una avventura senza barriere imposte, quella di Antonella Squillaci. Si può scommettere sul suo impegno continuo, sulla sua applicazione, ma non su cambi di direzioni o crisi creative. Perché davvero sa interpretare quel pensiero su chi sa usare la volontà: nulla è impossibile a chi lo vuole davvero.
Ed è leggibile in ogni sua opera l’intenzione di raccontare il corpo e il volto delle donne facendo leva su elementi contrastanti ed appaiati. Bellezza e forza, fragilità e tenacia. Ogni opera di pittura e di scultura creata, meglio dire voluta, da Antonella Squillaci dà il senso di una conoscenza profonda dell’anima delle donne, ma fa emergere quella volontà di migliorarsi e confrontarsi con nuove sfide che non la spaventano. Altro che fragilità! Dopotutto ha solo seguito i suoi sogni. E li ha resi realtà.